virus a singola elica di DNA, appartenenti alla famiglia dei parvovirus, isolati per la prima volta con gli adenovirus; sono difettivi ovvero non riescono a effettuare un’infezione produttiva (cioè con replicazione del DNA virale, assemblaggio dei nuovi virus e infezione di altre cellule) senza la collaborazione di virus helper co-infettanti, ad esempio i suddetti adenovirus.
virus a DNA di media grandezza. Causano un’ampia gamma di patologie polmonari, dello stomaco, degli intestini e degli occhi. Gli adenovirus sono utilizzati nella ricerca come veicoli per la terapia genica e per i vaccini.
l’organo che si occupa della valutazione delle nuove terapie e dell’autorizzazione per l’immissione in commercio in Italia.
è un tipo di analisi ad interim (intermedia). La futilità è l’incapacità di uno studio clinico di raggiungere i suoi obiettivi. Possono insorgere difficoltà quali quella di reclutare un numero adeguato di pazienti o di dovere interrompere in anticipo uno studio poiché è improbabile che ottenga un risultato statisticamente significativo.
protocollo in cui sia i medici che i pazienti sanno quale farmaco (o terapia) viene somministrato.
si basa su un rapporto positivo rischi/benefici ottenuto dai dati disponibili degli studi clinici che, anche se non ancora completi, indicano che i benefici della disponibilità immediata di un farmaco superano, per la salute pubblica, i suoi rischi. L’azienda ha comunque altri obblighi ai quali adempiere, come ad esempio l’esecuzione di ulteriori studi clinici di conferma. L’approvazione viene rinnovata annualmente fino a quando non siano stati completati tutti gli obblighi e poi convertita da un’approvazione condizionale a un’approvazione piena. L’approvazione condizionale può essere garantita solo per i farmaci che riguardano una necessità medica non soddisfatta, ossia per un farmaco che verrà usato per una patologia o una condizione per la quale non è attualmente disponibile alcun trattamento ed è dunque importante che i pazienti abbiano un rapido accesso alle terapie.
in farmacologia e farmacocinetica, l’assorbimento è il processo mediante il quale i farmaci vengono trasportati dalla sede di somministrazione (per bocca, inalazione, per via endovenosa o iniezione intramuscolare, eccetera) al sangue tramite azione capillare, osmotica, solvente o chimica nelle cellule. Può avvenire attraverso la parete intestinale, la cute o le mucose. In situazioni specifiche, come nella somministrazione endovenosa (sistemica), l’assorbimentoè diretto e vi è una minore variabilità, poiché il farmaco entra direttamente nel flusso sanguigno.
è l’autorizzazione che concede l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per poter commercializzare un farmaco/terapia sul territorio italiano. La richiesta di AIC viene effettuata dalla Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’AIFA con il supporto di un gruppo di esperti interni ed esterni e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Le valutazioni sono effettuate sulle caratteristiche chimico-farmaceutiche, biologiche, farmaco-tossicologiche del farmaco e sui risultati degli studi clinici condotti. Tutto ciò al fine di assicurare i requisiti di sicurezza ed efficacia del farmaco che si vuole commercializzare. L’AIC costituisce la “carta di identità” del medicinale poiché in essa sono indicate le caratteristiche essenziali che lo identificano.
i dati al basale forniscono informazioni relative ai partecipanti nel momento in cui iniziano uno studio e prima che ricevano qualsiasi trattamento. Questi dati comprendono la demografia (come l’età, il sesso), le caratteristiche del paziente (come l’altezza, il peso, la pressione arteriosa) e le specifiche misurazioni dello studio (come le caratteristiche della malattia o un trattamento precedente).
il beneficio è un risultato positivo (come l’attenuazione dei sintomi, la cura o la prevenzione) derivante dal trattamento o dalla partecipazione a uno studio.
metodo per monitorare la distribuzione (statica o dinamica) dei composti d’interesse all’interno di un sistema biologico o all’interno di un organismo.
i marcatori biologici, detti anche biomarcatori o “biomarker”, sono quelle molecole, normalmente presenti nel nostro organismo, che possono essere misurate e monitorate per fornire informazioni sui processi patologici, come ad esempio determinare il tipo di patologia e lo stadio di progressione. I biomarker possono essere proteine o acidi nucleici come l’RNA o il DNA, presenti nei liquidi corporei (sangue, urine, saliva) così come nei tessuti o nelle cellule. I biomarcatori sono utilizzati in maniera differente nei diversi stadi di sviluppo dei farmaci, in alcuni casi ad esempio come endpoint surrogati per indicare e misurare l’effetto di farmaci nelle sperimentazioni.
Comitato dell’EMA per le Terapie Avanzate, responsabile di valutare la qualità, la sicurezza e l’efficacia dei prodotti medicinali per terapie avanzate (Advanced Therapy Medicinal Products, ATMP). Gli ATMP sono farmaci per uso umano prodotti con geni e cellule o tessuti e includono terapie geniche, farmaci per terapie cellulari, terapie basate sull’ingegneria tissutale e terapie combinate.
Comitato dell’EMA per i Farmaci per Uso Umano, è responsabile della valutazione attinente a tutte le questioni riguardanti i medicinali per uso umano.
Comitato dell’Euopean Medicines Agency (EMA) per i Medicinali Orfani, è responsabile della valutazione delle richieste di designazione di farmaco orfano.
è l’autorizzazione utilizzata in Italia concessa dal paziente per ricevere un qualunque trattamento sanitario previa la necessaria informazione sul caso da parte del personale sanitario. La legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, esclude infatti la possibilità di effettuare accertamenti e trattamenti sanitari contro la volontà del paziente. Più di recente, la Legge n. 219 del 22/12/2017 afferma il diritto di ogni persona “di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o della rinuncia ai medesimi”.
uno studio controllato con placebo è uno studio in cui viene sperimentato un nuovo farmaco rispetto a un placebo (una sostanza che si presenta uguale al farmaco ma che non contiene il principio attivo). Negli studi controllati con placebo i partecipanti sono assegnati a un gruppo (braccio di trattamento) che riceve il farmaco o a un gruppo che riceve il placebo. In questo modo si può controllare quali benefici manifestati dal gruppo di trattamento siano dovuti al principio attivo presente nel farmaco e non ad altri fattori.
i criteri d’inclusione sono le caratteristiche che i partecipanti devono possedere al fine di essere considerati per il reclutamento in uno studio clinico. Descrivono la popolazione di pazienti, sia dal punto divista del sesso e dell’età che dal punto di vista clinico (ad esempio la diagnosi, lo stadio di progressione o i farmaciche vengono stabilmente assunti). I criteri d’inclusione (e d’esclusione) sono una parte fondamentale del protocollo di studio clinico. Se definiti in modo appropriato, i criteri d’inclusione ed esclusione accrescono le possibilità che una sperimentazione produca risultati affidabili.
i criteri d’esclusione sono le caratteristiche che escludono un individuo dalla partecipazione a uno studio. Inoltre, tutelano i partecipanti da danni e contribuiscono a evitare lo sfruttamento di persone vulnerabili (ad esempio, coloro che non sono in grado di fornire un consenso informato).
protocollo di trial clinico per cui, dopo un determinato periodo di tempo, si inverte l’assegnazione di tipo di trattamento al partecipante. Ad esempio, un paziente può essere assegnato al gruppo di controllo e ricevere il placebo nel primo periodo di studio, mentre nel secondo periodo la situazione viene invertita ed è assegnato al gruppo di trattamento con la somministrazione del farmaco sperimentale.
protocollo per cui né il medico né il paziente sanno se il paziente in questione è trattato con la terapia sperimentale o con il placebo. Per fare ciò i partecipanti al trial vengono suddivisi, in maniera casuale, in due sottogruppi. A uno dei due è destinato il farmaco mentre all’altro, denominato gruppo di controllo, viene somministrato il placebo.
protocollo che prevede la somministrazione di dosi differenti del farmaco sperimentale. In uno studio a “dosaggio crescente” ai partecipanti è inizialmente somministrata la terapia con un dosaggio minimo. Se giudicato sicuro si procede, quindi, a testare un dosaggio superiore e così via fino a raggiungere la dose ottimale.
in medicina, l’efficacia clinica indica la capacità di un dato intervento (ad esempio, un farmaco, un dispositivo medico, una procedura chirurgica o un intervento di salute pubblica) di apportare un cambiamento benefico (o un effetto terapeutico). Per quanto riguarda i termini “efficacia sperimentale” ed “efficacia reale”, l’efficacia sperimentale misura il grado di funzionamento di un trattamento in studi clinici o di laboratorio, mentre l’efficacia reale si riferisce invece al funzionamento del trattamento nella pratica medica quotidiana.
il termine eleggibilità negli studi clinici si riferisce ai requisiti che i partecipanti devono soddisfare al fine di potere essere selezionati per la partecipazione a un trial. L’eleggibilità fa quindi riferimento ai criteri d’inclusione ed esclusione.
l’organo che si occupa della valutazione delle nuove terapie e dell’autorizzazione per l’immissione in commercio in Europa.
sono i criteri (eventi, esiti o misurazioni) con i quali viene stabilito, da protocollo, se uno studio clinico ha un esito positivo. Si possono dividere in endpoint primari, ovvero gli obiettivi principali ed endpoint secondari, che forniscono risultati aggiuntivi. Inoltre, si dividono in endpoint clinicamente rilevanti ed endpoint surrogati. Questi ultimi vengono utilizzati sulla base del fatto che predicono ragionevolmente un endpoint clinicamente rilevante.
studio dove il farmaco viene somministrato a un numero elevato di pazienti.
i farmaci orfani (orphan drug) sono quei farmaci (o terapie) destinati al trattamento di una malattia rara. La designazione di farmaco orfano viene concessa a un medicinale in via di sviluppo per la diagnosi, la prevenzione o la terapia di malattie rare molto gravi o pericolose per la vita. È possibile ottenere la designazione di farmaco orfano in qualunque fase di sviluppo del farmaco, a condizione che venga dimostrata un’esatta giustificazione scientifica della plausibilità medica del prodotto per l’indicazione richiesta. Tale designazione dovrà essereulteriormente confermata al momento dell’eventuale approvazione dello stesso medicinale.
una branca della farmacologia che studia quantitativamente l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’eliminazione dei farmaci. In termini più generali, la farmacocinetica studia gli effetti dell’organismo sul farmaco, ossia i processi che condizionano il raggiungimento e il mantenimento di un’adeguata concentrazione dei farmaci nei vari compartimenti.
una branca della farmacologia che studia gli effetti del farmaco sull’organismo.
è un processo ideato per facilitare lo sviluppo e accelerare la revisione di farmaci per il trattamento di patologie gravi che affrontino un bisogno medico non soddisfatto. I vantaggi di una designazione Fast Track includono l’opportunità di avere interazioni più frequenti con la FDA durante tutti gli aspetti di sviluppo, la sottomissione di una New Drug Application (NDA) con modalità progressiva e l’eleggibilità per una approvazione accelerata.
l’organo che si occupa della valutazione delle nuove terapie e dell’autorizzazione per l’immissione in commercio negli Stati Uniti.
fase successiva al trattamento in cui i pazienti sono monitorati con una serie di controlli periodici.
la IND è una designazione statunitense concessa dall’FDA che consente di spedire e distribuire un farmaco sperimentale al di fuori dei confini dello stato prima di ottenere l’approvazione alla commercializzazione. Questo permette di potere condurre in più stati studi clinici con la molecola sperimentale al fine di valutarne la sicurezza e l’efficacia per potere poi procedere con la richiesta di autorizzazione alla commercializzazione(NDA).
La Legge 648 del 23 Dicembre 1996 consente l’erogazione di alcuni farmaci a carico del Sistema Sanitario Nazionale per rispondere tempestivamente a condizioni patologiche per le quali non esiste una valida alternativa terapeutica. L’inserimento di farmaci nell’elenco 648 è condizionato dall’esistenza di uno dei seguenti requisiti:
• medicinali innovativi la cui commercializzazione è autorizzata in altri Stati ma non in Italia
• medicinali non ancora autorizzati ma sottoposti a sperimentazione clinica, di cui siano già disponibili risultati della seconda fase
• medicinali da impiegare per una indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata in Italia
L’inclusione nell’elenco 648 viene effettuata dall’AIFA, previo parere favorevole da parte della Commissione Tecnico Scientifica (CTS), su richiesta documentata da parte di associazioni di pazienti, società scientifiche o aziende sanitarie.
si tratta di un fascicolo di richiesta per l’autorizzazione alla commercializzazione di un farmaco/terapia che viene sottoposto all’EMA per l’autorizzazione in Europa. È un dossier con i risultati che dimostrano la qualità del farmaco e che la sua efficacia e la sua sicurezza sono adeguate all’uso designato. Contiene documenti tecnico-scientifici ed amministrativi. Il contenuto e il formato del dossier devono seguire le regole definite dall’EMA.
si tratta di uno studio clinico che viene condotto in parallelo (con gli stessi tempi, modalità e protocolli) in diversi centri clinici in uno o più Paesi.
è la Domanda per i Nuovi Farmaci che viene presentata all’FDA per la richiesta di autorizzazione alla commercializzazione di un farmaco/terapia negli Stati Uniti. L’NDA è un fascicolo che contienel’intera storia della molecola. L’iter standard negli Stati Uniti prevede che le aziende farmaceutiche presentino una NDA quando il farmaco che hanno sviluppato ha concluso l’intero percorso sperimentale e sono quindi disponibili tutti i dati necessari per chiedere l’autorizzazione alla commercializzazione del prodotto.
scala di valutazione della funzionalità motoria realizzata e validata per i pazienti DMD deambulanti. Fornisce misure di outcome consentendo di quantificare modificazioni funzionali nel tempo. La scala è costituita da 17 item che richiedono un impegno motorio crescente.
protocollo in cui sia i medici che i pazienti sanno quale farmaco (o terapia) viene somministrato.
nella metodologia della ricerca clinica possono essere considerati sinonimi, entrambi hanno il significato di misura di esito. L’endpoint di uno studio clinico è un evento predefinito (per esempio l’occorrenza di una malattia, di un sintomo oppure un particolare risultato di laboratorio). Gli endpoint utilizzati in una sperimentazione devono essere definiti e documentati come parte del protocollo di studio. Una volta che un partecipante raggiunge l’endpoint, in genere viene escluso da ulteriori ricerche dello studio. Si possono dividere in endpoint primari, ovvero gli obiettivi principali ed endpoint secondari, che forniscono risultati aggiuntivi. Inoltre, si dividono in endpoint clinicamente rilevanti ed endpoint surrogati. Questi ultimi vengono utilizzati sulla base del fatto che predicono ragionevolmente un endpoint clinicamente rilevante. Un endpoint surrogato è quindi una misura che, di per sé, non è il risultato che il trattamento di studio mira a individuare.
una sostanza che si presenta simile al farmaco ma che non contiene il principio attivo ed è quindi priva di azioni farmacologiche, ad esempio una pillola di zucchero.
è un tipo di oligomero (breve frammento di acido nucleico) usato in biologia molecolare per modificare l’espressione genica. I PMO sono quindi strutture chimiche sintetiche concepite in base alla struttura naturale dell’RNA. Hanno le stesse basi di acido nucleico che si trovano nell’RNA ma esse sono legate ad anelli esagonali di morfolino invece che ad anelli pentagonali di ribosio. Inoltre, gli anelli di morfolino sono legati gli uni agli altri con legame fosforodiamidato invece che fosfodiestere come nel caso del RNA.
è un tipo di oligomero di tipo morfolino fosforodiamidato (PMO) a cui è stato aggiunto un peptide per potenziare il trasferimento intracellulare.
anche nota come priority review voucher: è una revisione accelerata concessa dalla FDA come incentivo a sviluppare trattamenti per malattie trascurate o per patologie pediatriche. Lo stato di priority review è concesso alle richieste per farmaci che, se approvati, rappresenterebbero un miglioramento significativo nella sicurezza o nell’efficacia nel trattamento di una patologia grave.
a ogni partecipante dello studio è assegnato in modo casuale (random) uno fra i trattamenti instudio oppure il placebo.
la Food and Drug Administration (FDA) definisce come “Rare Pediatric Disease” (malattia pediatrica rara) una qualsiasi patologia che, negli Stati Uniti, colpisca meno di 200.000 individui, la maggior parte dei quali con età non superiore ai 18 anni. Un’azienda farmaceutica che riceve dalla FDA la designazione di “Rare Pediatric Disease” può poi beneficiare del procedimento accelerato “priority review” per la richiesta di autorizzazione in commercio.
è un livello di classificazione di batteri e virus inferiore a quello specie, della quale costituisce l’equivalente di una sottospecie. In particolare è possibile distinguere diversi sierotipi di una specie batterica o virale quando il materiale organico infetto (ad esempio il sangue) reagisce positivamente solo con un determinato siero, contenente un anticorpo in grado di legarsi a uno specifico antigene microbico.
protocollo in cui solo il medico che somministra il trattamento, oppure solo il paziente, non sa severrà somministrato un farmaco o il placebo.
definita come “distanza che si è in grado di percorrere camminando per 6 minuti continuativi” senza assistenza o tutori ortopedici. È una misurazione dello stato dei muscoli, dei polmoni e del cuore che è ormai standardizzata e accettata a livello internazionale per diverse malattie o condizioni cliniche. Nel caso della Duchenne si utilizza come test funzionale dell’efficacia di un farmaco/terapia negli studi clinici.
è uno studio clinico fatto su piccola scala, spesso a livello nazionale o regionale. È un primo studio, durante il quale si testano diversi parametri (ad esempio dosi e modalità di somministrazioni del farmaco), propedeutico all’avvio di uno studio multicentrico su larga scala.
è una tecnica sperimentale che permette di sostituire un gene difettoso in una cellula o di aggiungere un nuovo gene al fine di curare o prevenire una malattia. Il trasferimento del materiale genetico nelle cellule viene effettuato con diverse modalità: le più praticate sono l’infezione con un virus non patogeno (in cui sia stato inserito il DNA da veicolare) e la lipofezione (in cui il DNA da introdurre viene unito a una sostanza che ne favorisce l’assunzione). L’obiettivo della terapia genica per la distrofia muscolare di Duchenne è trasferire una versione funzionale del gene della distrofina in grado di ripristinare la produzione della proteina in tutti i muscoli del paziente.
topo usato in laboratorio come sistema modello per la distrofia muscolare di Duchenne.
la scienza che studia i meccanismi con i quali molecole, sostanze chimiche o agenti fisici producono effetti dannosi nei sistemi biologici. Ne valuta il grado di tossicità per poter definire il margine di sicurezza e l’entità del rischio derivante dall’esposizione. Il principale parametro per determinare la tossicità di una sostanza è la dose.
si tratta di una sperimentazione clinica che viene effettuata in parallelo (con gli stessi tempi, modalità e protocolli) in diversi centri clinici, spesso anche di Paesi diversi.
assenza di qualsiasi assunzione di farmaci per eliminare ogni effetto residuo nell’organismo.